La prima raccolta poetica di Sereni comprende testi scritti negli anni precedenti alla guerra tra il ’35 e il ’40 e viene pubblicata per la prima volta a Milano per le edizioni di “Corrente” nel febbraio del ’41. Segue a distanza di poco più di un anno, nell’autunno del ’42, una seconda edizione presso l’editore Vallecchi di Firenze, senza sostanziali variazioni eccetto l’aggiunta di poche liriche (A M.L. sorvolando in rapido la sua città e Strada di Creva) e la modifica del titolo originario in un più generico Poesie. I testi di questa seconda edizione sono preceduti da una Nota d’Autore in cui Sereni giustifica la scelta di cambiare il titolo originale (definito «diletto ma troppo preciso») e affida il libro agli amici come testimonianza duratura della produzione giovanile nell’imminenza della sua partenza per la guerra. La raccolta conoscerà infine una terza e ultima edizione nel ’66 (“All’insegna del Pesce d’Oro”, Scheiwiller, Milano), contestualmente al piano di revisione e risistemazione delle proprie opere attuato da Sereni nello stesso periodo della pubblicazione della sua terza raccolta poetica, Gli Strumenti Umani.
Questa terza e definitiva edizione presenta l’aggiunta di sei nuove poesie e soprattutto una nuova organizzazione strutturale, con la fusione delle prime due sezioni dell’edizione originale in un’unica sezione, in cui i testi sono disposti in ordine strettamente cronologico, e l’aggiunta di una nuova sezione, intitolata Versi a Proserpina, in cui sono contenute cinque liriche, alcune delle quali già utilizzate, in parte nell’edizione di Poesie (Così, sirena) in parte nella prima edizione di Diario d’Algeria (La sera invade il calice leggero, Te n’andrai nell’assolato pomeriggio), altre inedite (Dicono le ortensie, Sul tavolo tondo di sasso).
Frontiera risulta composta in questa edizione definitiva da 37 poesie, suddivise in quattro sezioni con titolo:
I. Concerto in giardino (22 testi: Inverno; Concerto in giardino; Domenica sportiva; Incontro; Le mani; Memoria d’America; Capo d’Anno; Canzone lombarda; Maschere del ’36; Terre rosse; Compleanno; Nebbia; Ritorno; Temporale a Salsomaggiore; Azalee nella pioggia; A M.L. sorvolando in rapido la sua città; Diana; Soldati a Urbino; 3 dicembre; Poesia militare; Piazza; Alla giovinezza).
II. Frontiera (9 testi: Inverno a Luino; Terrazza; Strada di Zenna; Settembre; Un’altra estate; Paese; Immagine; In me il tuo ricordo; Strada di Creva).
III. Versi a Proserpina (5 testi: La sera invade il calice leggero; Te n’andrai nell’assolato pomeriggio; Dicono le ortensie; Così, sirena; Sul tavolo tondo di sasso).
IV. Ecco le voci cadono (1 testo: Ecco le voci cadono e gli amici).
L’intento di questa nuova sistemazione sembra essere quello di presentare in modo il più possibile fedele il proprio percorso poetico: a quest’esigenza rispondono sia l’ordinamento cronologico della sezione Concerto in giardino, sia il recupero di alcune delle poesie della sezione Versi a Proserpina, che l’autore aveva pubblicato in Diario d’Algeria, pur avvertendo che appartenevano ancora alla fase giovanile della propria produzione. Inoltre, dalla nuova sistemazione emerge la sezione centrale Frontiera, che presenta i risultati più maturi di questa fase poetica.
Le poesie della raccolta Frontiera sono in gran parte ancora stilisticamente vicine al coevo movimento dell’ermetismo. Tra le caratteristiche più evidenti che le ricollegano alla poesia ermetica si riconoscono, ad esempio, l’uso esteso di una sintassi nominale e paratattica, la posizione dell’aggettivo che precede spesso il nome, la frequenza di sintagmi costituiti da nome e complemento di specificazione in sostituzione di sintagmi costituiti da nome e aggettivo predicativo, la predilezione per verbi impersonali che rendono talvolta difficile identificare l’io poetico, l’uso frequente di preposizioni generiche (ad esempio a) prive dell’articolo determinativo, snodi costruttivi del testo affidati a congiunzioni elementari (e, ma, o ecc.), scelte lessicali essenziali e selettive.
Si riscontra però anche, come la critica non ha mancato di osservare, una già ben delineata volontà di adesione della parola poetica alla realtà esterna, alle “cose”, che si traduce in questi testi in una sottile concretezza figurativa, soprattutto degli elementi del paesaggio, e in un’embrionale narratività che emerge però ancora attraverso episodi singoli e isolati («situazioni liriche istantanee, isolate anche quando unite in catena» nelle parole di Isella, «contaminazione di narratività e purezza» in Debenedetti). Questa concretezza, che allontana Sereni dall’ideale di “poesia pura” ermetica, ha fatto parlare di una “linea lombarda” dell’ermetismo, termine mutuato dal titolo di un’antologia di poeti lombardi curata nel ‘52 dal critico e amico di Sereni Luciano Anceschi, che comprendeva testi di Sereni, Rebora, Erba e altri.
Il titolo Frontiera, eliminato come si è visto sopra nella seconda edizione e poi definitivamente recuperato nella terza, è significativo. Il riferimento a un luogo geografico concreto e familiare, il confine italo-svizzero a pochi chilometri da Luino, si carica di significati più profondi, esprimendo una condizione di isolamento e nello stesso tempo di tensione verso l’Europa e il mondo più vasto che sta al di là di quel confine, acuita dalla situazione storica degli anni prebellici, e finendo poi per diventare simbolo di trapassi esistenziali: confine tra giovinezza che volge al termine e maturità e, infine, tra la vita e la morte, i cui presagi si rincorrono in questi versi.
Allo stesso modo gli elementi della geografia e del paesaggio di Luino, dei suoi dintorni e del lago, concretamente richiamati anche attraverso l’uso di toponimi (per esempio nei titoli Inverno a Luino, Strada di Creva, Strada di Zenna) e descritti in modo riconoscibile (come la terrazza pensile dell’hotel Verbania in Terrazza o i cumuli di carbone della Stazione Internazionale in Inverno a Luino) non costituiscono soltanto uno sfondo, ma si legano sempre profondamente a stati d’animo e sensazioni. I dati fisici oggettivi, i luoghi, i colori, il succedersi delle stagioni diventano così tutt’uno con i grandi temi esistenziali di questa raccolta: la sensazione di una giovinezza che si avvia alla fine attraversata da sentimenti di inquietudine e angoscia (Terrazza: «siamo tutti sospesi | a un tacito evento questa sera | entro quel raggio di torpediniera | che ci scruta poi gira se ne va»; Maschere del ’36: «giovinezza vaga e sconvolta»), la minaccia della guerra (soltanto evocata in alcune liriche, per esempio nei «bambini guerrieri» di Concerto in Giardino o nella «marcia di tamburi sinistri» in Ritorno, esplicitamente richiamata in due testi di ambientazione militare, Soldati a Urbino e Poesia militare), la morte che ora balena in inquieti presentimenti («Non saremo che un suono | di volubili ore noi due | o forse brevi tonfi di remi | di malinconiche barche» in Strada di Zenna) ora assume i dolorosi contorni della perdita di un’amica (in 3 dicembre, dedicata alla poetessa e amica di Sereni Antonia Pozzi, morta suicida il 3 dicembre del ’38), e infine l’amore, che non di rado si lega ai presentimenti di morte, come nel finale di Ecco le voci cadono, dove il sorriso femminile, che nel ricordo trapassa nell’immagine del lago, riunisce in sé gioia e morte in suggestivi versi che concludono l’intera raccolta: «Ma sugli anni ritorna | il tuo sorriso limpido e funesto | simile al lago | che rapisce uomini e barche | ma colora le nostre mattine».

Edizioni:

  • Frontiera, Edizioni di «Corrente», Milano, 1941 (ed. anastatica in Il giornale di Frontiera, a cura di D. Isella, Archinto, Milano, 1991).
  • Poesie, Vallecchi Editore, Firenze, 1942.
  • Frontiera, nuova edizione, Scheiwiller - All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano, 1966.
  • Tutte le poesie, a cura di M. T. Sereni, con prefazione di D. Isella, «Lo Specchio» Mondadori, Milano, 1986.
  • Poesie, a cura di D. Isella, «I Meridiani», Mondadori Editore, Milano, 1995 (edizione critica, ristampe: 1996, 1999, 2000, 2004, 2007).
  • Poesie e prose, a cura di Giulia Raboni, con un saggio introduttivo di P. V. Mengaldo, Oscar Mondadori, Milano, 2013.
  • Frontiera, Diario d’Algeria, a cura di G. Fioroni, Fondazione Pietro Bembo, Ugo Guanda Editore, Milano, 2013 (edizione commentata).


Riferimenti:

  • Franco Fortini, Le poesie italiane di questi anni, “Il Menabò”, n. 2, 1960: pp. 103-142; poi in Id. Saggi italiani I, Garzanti, Milano, 1987 [1974]: pp. 96-149.
  • Dante Isella, Il tuo sorriso limpido e funesto in Id., Giornale di Frontiera, Archinto, Milano, 1991: pp. 9-27; poi in Id., L’idillio di Meulan. Da Manzoni a Sereni, Einaudi, Torino, 1994: pp. 278-292.
  • Dante Isella, La lingua poetica di Sereni, in La poesia di Vittorio Sereni, Atti del convegno di Milano 18-19 settembre 1984, Librex, Milano, 1985: pp. 21-32; poi come Prefazione a V. Sereni, Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1986: pp. XI-XVIII e in Id., L’idillio di Meulan. Da Manzoni a Sereni, Einaudi, Torino, 1994: pp. 268-277.
  • Stefano Raimondi, La frontiera di Vittorio Sereni: una vicenda poetica (1935-1941), Unicopli, Milano, 2000.
  • Francesca D’Alessandro, L’opera poetica di Vittorio Sereni, Vita&Pensiero, Milano, 2001.
  • Georgia Fioroni, Vittorio Sereni, « Versi a Proserpina » in R. Castagnola, G. Fortini (a cura di), Le forme del narrare poetico, Firenze, Franco Cesati Editore, 2007: pp. 83-103.
  • Pier Vincenzo Mengaldo, Vittorio Sereni in Id., Per Vittorio Sereni, Milano, Aragno, 2013.
  • Roberto Deidier, All’Ade e ritorno: i Versi a Proserpina in E. Esposito (a cura di), Vittorio Sereni, un altro compleanno. Atti di convegno, Milano - Luino, 24-26 ottobre 2013, Ledizioni, Milano, 2014: pp. 101-113 [consultabile on line: http://books.openedition.org/ledizioni/716].
  • Giovanni Pacchiano, Le ortensie di Sereni, in E. Esposito (a cura di), Vittorio Sereni, un altro compleanno. Atti di convegno, Milano - Luino, 24-26 ottobre 2013, Ledizioni, Milano, 2014: pp. 95-100 [consultabile on line: http://books.openedition.org/ledizioni/714].
  • Edoardo Esposito, Lettura della poesia di Sereni, Mimesis, Milano-Udine, 2015.